“Godzilla ai tempi della guerra”. Precisamente il film è ambientato nell’immediato dopo guerra della seconda guerra mondiale con qualche flashback nel periodo del conflitto. La storia racconta di Kōichi Shikishima, pilota kamikaze, che per un “guasto” al suo aereo atterra sull’isola di Odo dove si trova una piccola base per le riparazioni meccaniche. Su quest’isola appare per la prima volta Godzilla, un mega lucertolone bipede un po’ tarchiato, che distrugge e uccide tutti tranne Shikishima e Tachibana che riescono a salvarsi per pura fortuna. Finita la guerra Shikishima torna a casa, in una Tokyo ormai distrutta dai bombardamenti, e dopo anni senza nessun avvistamento si troverà a riaffrontare un Godzilla cresciuto e decisamente più pericoloso che minaccia l’intera regione. Il film ha vinto l’Oscar 2024 per i migliori effetti speciali, però proprio gli effetti speciali per me sono stata la cosa più deludente del film, non tanto per la qualità ma per i dettagli. La storia invece mi è piaciuta.

ALLERTA SPOILER
Come dicevo la storia mi è piaciuta, scritta bene e ben integrata con i riferimenti storici. Inoltre la storia personale di Shikishima è un po’ pesante ma non delude, in quanto il personaggio matura man mano. Il disonore dell’essere un pilota kamikaze sopravvissuto alla guerra e la codardia mostrata contro il mostro-lucertola ma essere comunque sopravvissuto perseguitano Shikishima, ma in un modo o nell’altro riesce ad andare avanti. Il merito di ciò va soprattutto a due persone che entrano all’improvviso nella sua vita: Noriko, una donna in età da matrimonio, e Akiko, una piccola bambina rimasta orfana di cui Noriko di prende cura. Cercando di tirare avanti tutti e tre si comportano come una vera e propria famiglia e questo serve ad aumentare la gravità della potenziale perdita dovuta all’apparizione di Godzilla sulle coste e poi in città. Vista l’ambientazione del dopoguerra, quindi non una situazione positiva su tutti i fronti, per rendere la storia attrattiva e aumentare la suspense delle conseguenze di un attacco godzilliano è stato necessario scrivere una storia che facesse empatizzare, commuovere e che fosse anche romantica restando, però, fedeli al dove e al quando.

Per me ci sono riusciti, anche se la scena di Godzilla nel distretto dove lavora Noriko e il comportamento scontato del mostro nel prenderla subito di mira ha reso una potenziale buona scena molto piatta. Godzilla in generale non mi è piaciuto, all’inizio aveva il moveset di un cane, in pratica, poi nell’apparizione successiva sulla terra ferma sembrava ingessato dalla pancia in su fino al collo e per concludere la scena effettua una “mega digievoulizione” e distrugge tutto col suo raggio radioattivo. In più il potere rigenerativo del mostro è ai livelli del manga “Kaiju n. 8”, vedete l’anime è davvero simpatico, cosa che non mi ha fatto impazzire. Questo potere verrà sfruttato anche nella scena finale per lasciare via libera ad un possibile sequel. La cosa più strana, però, è stata la scena di Godzilla nell’acqua, in piedi con movenze come se toccasse il fondo o l’oceano fosse solido. La scena in questione è dopo che Shikishima lo affronta in mare aperto con il suo equipaggio sulla nave di legno.


Concludo dicendo che il film mi è piaciuto, Godzilla non proprio! “Godzilla Minus One” è del 2023 e ammetto che il mio ultimo “Godzilla” prima di questo è stato quello del 1998 con Jean Reno, quindi non sono un vero fan del lucertolone, ma se non fosse per la storia l’avrei decisamente sconsigliato. Quello del 1998, invece, vi consiglio di recuperarlo, ha i suoi difetti ma è davvero un bel film. In streaming su Netflix.