Shōgun (2024)

Avatar Rolando M. Faggiano

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4 minuti

“Shōgun” la nuova miniserie di Disney+ è davvero pretenziosa e si fa notare, tratta dall’omonimo romanzo di James Clavell scritto nel 1975 e di cui già esiste una medesima serie prodotta nel 1980. La storia è ambientata a inizio 1600 quando sulle coste del Giappone naufraga John Blacktorne, pilota inglese, con quel che rimane dell’equipaggio dell’Erasmus, l’unica di 5 navi riuscita ad arrivare fin lì dall’Olanda. “Arrivati” nel villaggio di Anjiro vedremo J. Blacktorne che un po’ per fortuna, coraggio e bravura ma anche una buona dose di ovvia ignoranza culturale si farà strada nella società giapponese dell’epoca e soprattutto verrà invischiato in situazioni ben al di sopra delle sue possibilità da diversi personaggi importanti. Se vi piace la cultura giapponese feudale, intrighi politici, samurai, oiran e teste mozzate con un pizzico di occidente di mezzo, la chiesa cattolica, è la serie che fa per voi e vi sconsiglio di proseguire nella lettura se non l’avete già vista.

ALLERTA SPOILER
L’ambientazione della serie è ottimamente curata, dai luoghi ai costumi c’è stata un’attenzione per i dettagli veramente encomiabile ma ciò che l’insieme tra questi elementi, compresi gli attori e la produzione in generale, sono riusciti a trasmettere è molto di più. Vedendo gli episodi, soprattutto i primi, attraverso gli occhi di uno straniero si riesce quasi a respirare l’aria dell’epoca e, se si è ad un primo approccio con questa affascinante cultura esotica, quasi a condividere i sentimenti di J. Blacktorne per le tradizioni giapponesi. Sentimenti che poi evolveranno con l’evolversi del personaggio nella società, infatti lo vedremo raggiungere posizioni importanti e comprendere ed accettare la cultura del posto, che gli era del tutto estranea, ma rimanere restio su cose come il “seppuku” e il togliere la vita in generale come “pena” anche per cose di poco conto, a detta sua. Questa sua transizione graduale è stata piacevole anche se devo ammettere che l’attore, Cosmo Jarvis, in alcuni spezzoni non mi ha fatto impazzire specialmente col progredire del personaggio, ma è comunque godibile. Aiuta il fatto che anche essendo protagonista per lo più la storia è incentrata sulle vicende del posto e, più nello specifico, su Yoshii Toranaga interpretato da Hiroyuki Sanada, che ha fatto un sacco di film importanti ma io lo ricorderò sempre per “L’ultimo samurai” del 2003.

Altra cosa che non mi è piaciuta riguardo al personaggio di Blacktorne è come si sviluppa l’avvicinamento sentimentale a Toda Mariko, altro personaggio principale, inizialmente graduale ma poi continua a tratti spiazzando chi guarda con scene quasi eccessive perché non ben integrate, si nota dalla seconda metà degli episodi. Siccome è un dettaglio che ho trovato fuori linea con il precedente sviluppo e il resto, molto ben dettagliato, ho deciso di recuperare il libro perché secondo me è stato sminuito in qualche modo sicuramente per dare spazio ad altri elementi di maggiore rilievo in quel frangente di storia. Per quanto riguarda Toda Mariko, interpretata da Anna Sawai, è stata davvero un’ottima interpretazione che mi è riuscita a trasmettere, anche con le poca espressività concessa all’epoca, l’intensità di quel che provava senza uscire dal contesto. La sua storia mi è piaciuta molto tranne per quanto riguarda il finale, gusto personale, anche se c’era da aspettarselo visto le ambizioni di Ishido Kazunari, altra figura importante, ma il modo in cui succede non mi ha convinto pienamente anche se rimane abbastanza coerente col personaggio.

Che dire invece su Yoshii Toranaga?! È colui che tira le fila di tutti senza timore di sacrificare “pedine” qua e la e senza “scuorno”(vergogna), apparentemente, di agire per il suo interesse. Tra queste “pedine” troviamo persone amiche e fedelissimi verso il suo clan che non esitano, tranne forse solo Yabushige Kashigi, a sacrificarsi con onore per una nobile motivazione. Anche Toranaga è stato ottimamente interpretato e la maturazione del personaggio che l’ha portato poi all’effettiva ascesa è stata davvero ben curata tant’è che verso la fine diventare Shōgun, anche a me da casa, sembrava l’unica opzione praticabile per avere salva la vita e perseguire i suoi ideali.

In generale la miniserie è davvero ben fatta, ho trovato che quasi tutti i personaggi sono stati ben caratterizzati e interpretati. Inoltre sono riusciti a rappresentare ottimamente alcuni aspetti del Giappone dell’epoca tra cui la politica, l’introspettiva in generale ma soprattutto femminile e il senso del dovere, estremo a volte, nei confronti di chi si giura fedeltà. Un ultimo piccolo commento di ispirazione “Borisiana” per quanto riguarda la puntata finale, la parte con Yabushige e Toranaga è stata praticamente un “o’ dimo!” ma i reali motivi di tutto ciò non li sapremo mai. (non lo famo, ma lo dimo)

Ne consiglio al visione senza troppi giri di parole, la trovate in streaming su Disney+.

Per curiosità, approfondimenti sulla storia e i personaggi reali che hanno ispirato i personaggi inventati vi rimando al bell’articolo di Wired.it che vi consiglio di leggere.