
Uscito in Giappone nel 2022 mentre in Italia e nel mondo viene distribuito nella prima metà del 2023. Sembra che a Makoto Shinkai piacciano le catastrofi naturali, vedi i film precedenti, questa volta però avremo a che fare con i terremoti. A inizio film per l’appunto pensavo: “ah il Giappone… il mare, la montagna e i terremoti” non sapendo che mi avrebbero accompagnato per tutta la visione. La protagonista vera però è Suzume, una ragazza che va ancora a scuola, 17 anni, e che si è appena svegliata quasi sconvolta dal suo sogno. Quella mattina sulla solita strada per scuola incrocia un ragazzo forestiero, Sōta, e dopo avergli dato delle indicazioni continua per la sua strada. Mossa da una strana sensazione torna sui suoi passi tentando di seguire il ragazzo e si ritrova a cercarlo in un villaggio termale abbandonato. D’un tratto, nel mezzo di una struttura fatiscente, ritrova Sōta intento a chiudere una porta dalla quale fuoriesce una sorta di fumo grigio-nero con una forma propria. Vedendolo in difficoltà decide di aiutarlo e insieme riescono a chiudere la porta. Successivamente Sōta le spiega che è appunto quella specie di “mostro” a provocare i terremoti e che è compito suo e della sua famiglia, da generazioni, controllare e chiudere queste porte per evitarlo. E da qui comincia la loro avventura.

Ringrazio Crunchyroll per la visione sia doppiata che sottotitolata e comincio dalla prima cosa che mi ha fatto storcere il naso: il titolo in italiano. Innanzi tutto se come me siete dei veri osservatori, rompiscatole, vi sarà saltato all’occhio che gli ideogrammi del titolo sono un po’ troppi per sole 3 sillabe, Su-zu-me, e infatti il titolo originale è “Suzume No Tojimari”. E cioè, tradotto con vari traduttori, “Suzume” lo traduce come “passero” e “no tojimari” come “chiusura della porta” o “la porta è chiusa” quindi la traduzione potrebbe essere “Chiudendo la porta di Suzume” ma questa è una mia interpretazione personale. Sul doppiaggio italiano nulla da dire tranne che alcune volte l’accento sui nomi si fa sentire in particolare “Suzume” che è diventata “Suzùme”, chi è abituato a vedere con audio giapponese lo noterà, e “Chika” che diventa “compagna Chichka”.

SPOILER ALERT
Da questo momento in poi vi consiglio di continuare solo se già lo avete visto. “Suzume” ha elementi che sono stati preparati fin dall’inizio e partire carichi di attenzione vi premierà. A un certo punto potrà sembrare la classica cosa surreale giapponese infatti a me stava facendo perdere l’entusiasmo data la longevità, la durata è circa 2h, ma nella seconda metà riprende un buon ritmo quindi credo che questa sia stata una scelta consapevole fatta volutamente dal regista. In “Suzume” Shinkai riesce a miscelare i concetti di umano, divino e predestinazione in profondità quasi da sembrare superficiale ma infine non si smentisce. La questione dei terremoti e della morte che ci accompagna per tutta la durata del film non credo sia stata una scelta casuale, ma l’approccio con cui i protagonisti si apprestano a fermare l’imminente verme fuoriuscito dalla porta che si prepara a cadere per provocare un terremoto a me ha dato l’impressione di voler essere un tributo alla memoria delle morti provocate da queste catastrofi che purtroppo in Giappone sono abbastanza frequenti e devastanti. Infatti controllando il più palese degli eventi citato nel film risulta come “Grande terremoto del Kantō del 1923”, vedi Wikipedia. L’inevitabile destino di Sōta nell’essere soggiogato dalla divinità che in precedenza teneva a bada il verme, quasi subito dopo l’inizio del film, è l’espressione del concetto che a volte le cose succedono senza un motivo preciso ma non bisogna arrendersi e non bisogna per forza affrontare tutto da soli ma si può chiedere aiuto. E qui “casualmente” entra in gioco Suzume che per istinto, attrazione o altro decide di seguire e aiutare spontaneamente Sōta, che inizialmente esita nell’accettare aiuto per via della pericolosità. Le azioni di Suzume, però, non sono casuali un motivo c’è ma si palesa solo verso la fine.

Dopo un frenetico girovagare rincorrendo questo gattino, la forma della divinità libera dal suo compito, e nel chiudere porte sperdute tra le rovine, per evitare tragedie, il cerchio comincia a chiudersi arrivati a Tokyo. Da questo momento in poi saranno i sentimenti maturati durante il viaggio a guidare Suzume verso la liberazione di Sōta dal suo ingrato compito. Aiutata dalle divinità feline, una bianca e una nera, si precipita a fronteggiare il verme, liberare Sōta e inaspettatamente affrontare un suo vecchio trauma. Data la natura del finale risultano chiarite varie cose, oltre l’espressione di stupore che vi si imprimerà sul volto vedendolo e collocandolo al posto giusto. Mi scuso se non stato chiarissimo per quanto riguarda il finale ma voglio evitare rovinare definitivamente l’esperienza a qualcuno.
Infine per quanto riguarda le musiche, a parte il tema che vi invito ad ascoltare di sotto, le ho trovate piacevoli e un giusto accompagnamento alle scene. In più aggiungo che le musiche durante la chiusura delle porte me ne hanno ricordato alcune di “Nier: Automata” e sono state una scelta azzeccata che aiutano ad evidenziare il momento. (Nier: Automata OST)
“Suzume” è un racconto fantasy del Giappone contemporaneo ben fatto e vi consiglio di vederlo con l’audio originale, anche per chi l’avesse già visto ma doppiato. Credo che possa piacere a chiunque apprezzi qualcosa di non scontato e collegamenti fatti a distanza di tempo.
– Chiusa una porta, si apre un portone –