The Substance (2024): è un horror?!

Avatar Rolando M. Faggiano

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5 minuti

Quando la carriera di Elizabeth Sparkle sembra essere arrivata al capolinea improvvisamente le si presenta l’occasione di riprendersi tutto ciò che aveva perso col tempo, la giovinezza. In un momento di debolezza e nella disperazione assumerà una misteriosa droga che la trasformerà in una versione migliore di lei.

ALLERTA SPOILER
In “The substance” di Coralie Fargeat, regista e sceneggiatrice (e produttrice), troviamo Elizabeth Sparkle, interpretata da Demi Moore, in un momento di crisi sopita che riaffiora del tutto quando perde il posto di lavoro, conduttrice di un programma televisivo di fitness, per lasciare spazio a qualcun’altra, non importa chi basta che sia giovane e bella. Attraversando questo periodo di momentanea vulnerabilità entra in contatto con quella che sembra essere un’organizzazione, tramite una misteriosa voce al telefono “ordina” una sostanza misteriosa con la promessa di diventare una versione “più perfetta” di lei. Anche se il film inizia accennando chiaramente al suo genere, ovvero fantascientifico, l’impressione che mi aveva fatto era ben diversa. In effetti durante la visione sembra tutto dirigersi verso un messaggio importante da trasmettere allo spettatore mettendo in risalto alcuni aspetti del comportamento delle persone e stereotipi, anche se alcuni non li ho trovati molto oggettivi. Insomma quel che mi era arrivato inizialmente era una sorta di sensibilizzazione mostrando a cosa l’ossessione per la bellezza può portare.

Elizabeth Sparkle è da anni, forse troppi, una conduttrice di un programma televisivo di fitness, quando improvvisamente il suo produttore decide che è arrivato il suo momento in quanto non più giovane come un tempo e quindi le dà il benservito. Fin qui è tutto chiaro e sembra anche rispecchiare in qualche modo alcune dinamiche reali. Ovviamente Elizabeth fa fatica ad accettare la cosa ma non può farci niente e si ritrova a fare affidamento su degli sconosciuti iniettandosi una strana sostanza in corpo. Con questa sostanza avviene l’impensabile, in pratica da Elizabeth esce letteralmente un’altra persona, questa persona si rivela nient’altro che lei stessa nel corpo di una ragazza più giovane. Dopo qualche incertezza prende confidenza col sistema per poter utilizzare il suo nuovo corpo e infine decide di fare l’audizione per il posto da conduttrice nello stesso programma dal quale era stata licenziata, facendosi chiamare “Sue” bellamente interpretata da Margaret Qualley. Da questo punto in poi fantascienza e l’ossessione di Elizabeth andranno a braccetto fino alla fine del film. Verso la conclusione i toni si fanno decisamente più scuri e infine esplode in uno spettacolo splatter non troppo piacevole. Personalmente capisco e trovo azzeccato l’estremo a cui si è voluto far arrivare la protagonista e credo il punto sia stato raggiunto quando lei uccide sé stessa.

L’estremizzazione di alcuni elementi e dettagli è presente in tutto il film e alle volte sembra davvero senza senso infatti ha spiazzato sia me che la protagonista, o almeno così sembrava dall’espressione. In questi momenti per lo più sono state eseguite le scene effettuando sempre lo stesso tipo di inquadrature ravvicinatissime e sempre finendo nell’esagerazione. Vista la cura che sembrava esserci inizialmente credevo ci fosse una certa coerenza, ma in seguito col ripetersi ho capito che non era quella l’intenzione. Se proprio gli si vuole trovare un significato, è proprio quello della percezione dell’insensatezza del gesto portato verso un’estremità. Fattore nella realtà sempre soggettivo, con questo intendo dire che ci comportiamo in modo diverso ed esistono i punti di vista, quel che può sembrare estremo ad una persona per un’altra invece potrebbe essere la normalità. Se il film avrebbe voluto criticare generalizzando lo stereotipo di bellezza sbagliato al quale la maggior parte delle persone è abituata, a mio avviso andava fatto diversamente. Infatti non credo sia quello l’obiettivo ultimo di “The substance”.

Ad esempio in una delle scene verso la fine nella quale la protagonista è diventata un mostro, quando sale sul palco al posto di Sue viene presa a male parole solo dagli uomini mentre le donne si limitano solamente ad urlare. Questa scena in un contesto in cui si vuole andare a criticare la trovo poco realistica perché non sono solo gli uomini a imporre quei canoni di bellezza per le donne, ma lo sono anche le donne stesse. Basti vedere il comportamento di Elizabeth che invece di trovare un’alternativa diventa vittima non solo di quel che pensano gli altri ma anche e soprattutto di come si vede lei. Infatti se proprio volessi vederci una critica credo sia proprio questa, è il modo sbagliato in cui ci si vede facendosi condizionare dal pensiero altrui a tal punto da rovinarsi irrimediabilmente.

Nel complesso il film mi è piaciuto, solo verso la fine di meno in quanto cambia proprio genere diventando grottescamente splatter. Infine come film fantascientifico/drammatico lo consiglierei senza pensarci troppo, se invece lo dovrei proporre come film con un qualche significato più profondo non lo consiglierei. Ho letto inoltre che è definito anche “horror” ma personalmente non riesco ad inquadrarlo in questo genere tranne che per gli ultimi 20-30 minuti. Però come riportato anche da Wiki EN rientrerebbe pienamente nel genere “body horror”, in effetti con quest’ultima definizione di genere anche se non del tutto riuscirei a trovarmi d’accordo.

Dopo aver pubblicato l’articolo ho trovato questo video in cui la stessa Coralie Fargeat non definirebbe “The Substance” un film horror.